PATRIZIA FANTI: LA SERRATURA
Ho deciso di intervenire per chiarire i contorni della vicenda che mi ha coinvolta, vedendomi revocata dalla carica di assessore, perché ho pensato fosse utile porre distanza tra l’accaduto e le determinazioni conseguenti al fine di meglio valutare. E a proposito del titolo di Latina Oggi del 23.04 u.s. “La Fanti non si trova” voglio precisare che io non mi sono mai allontanata da Latina disponibile a confrontarmi con chiunque. Mi sono determinata a questa decisione spinta dal dovere morale di rendere conto a tutte le persone che mi hanno riconosciuto il proprio consenso elettorale e che seppure distanti dalla politica, quotidianamente mi manifestano il loro apprezzamento e solidarietà, non solo per la persona che sono, ma anche e soprattutto per i risultati concreti e producenti a beneficio dell’intera cittadinanza, prodotti con il lavoro e la presenza in Amministrazione per circa 20 anni. Chi mi conosce o solo incidentalmente abbia conosciuto il mio lavoro, non puo’ credere che l’abbandono della carica di assessore potesse realmente scaturire dalla vicenda biasimevole, solo per chi l’ha montata ed artatamente adoperata, della “serratura” su cui ampiamente hanno scritto e dissertato le più “belle e illuminate penne” della provincia, opportunamente suggerite in un momento di silenzio del vero giornalismo. Penne, che neppure hanno saputo o voluto inquadrare la figurante della vicenda: la dirigente.
Ad uno sguardo un poco, ma appena un poco più attento, sarebbe facilmente emerso come già da lungo tempo, per la persona che sono e per il modo di intendere l’impegno politico, mi ero trovata costretta a prendere le distanze dallo “storico” segretario dell’UDC Michele Forte, dalla sua personale maniera di intendere la politica ed amministrarla. Un modo di intendere la politica caratterizzato dalla spiccata propensione alla famiglia: la SUA, in funzione della quale sono stati richiesti sacrifici elettorali enormi ad un intero partito, abdicato agli interessi ed alla propensione all’esercizio del potere di uno solo. La conseguenza di tale gestione del partito pervicacemente personalistica ha determinato che l’UDC fosse trasformato in una specie di saloon con due porte ove chi entrava, si serviva per uscire in pochi minuti, avendo solo contribuito ad un ulteriore e progressivo depauperamento del patrimonio ideologico e conseguentemente elettorale del partito. A questo fenomeno, si aggiungeva anche la spietata lotta ai cervelli pensanti, a coloro che come me, hanno la determinazione di chiedere spiegazioni, di manifestare il proprio disaccordo, che hanno “l’impunità” di decidere secondo coscienza e rivendicano il proprio diritto a farlo. A quelli che nonostante tutto, si interrogano. Per anni con determinazione ho avuto questa condotta che mi è costata molta fatica ed impegno. Non posso evitare di chiedermi come sia possibile che Michele Forte, presidente dell’assemblea consiliare della Provincia, non abbia ancora ritenuto doveroso dimettersi in conseguenza della revoca dei suoi unici due assessori! Tale condotta è ovviamente coerente con il suo modo di concepire non la politica, ma il FARE politica tutta incentrata al mantenimento del proprio personalissimo ego, e dell’ultima poltrona rimastagli, in ricordo di periodi ben più fasti nei quali Forte ha esercitato un potere tutta rivolto in favore al sud della provincia, rispetto al quale gli altri territori sono stati costantemente asserviti svolgendo un ruolo elettorale ancillare. Latina non è mai stata nei suoi pensieri! Ma nei miei pensieri si! La conseguenza di tale distorsione anti-democratica della gestione del partito, ne ha provocato lo svuotamento, del quale Forte strumentalmente non intende prendere atto per continuare a fingere l’esercizio di un potere che in realtà, sa bene di non avere più, malcelando –oramai solo ai ciechi- che le truppe hanno tutte disertato. E’ rimasto solo! Finge –mentendo coscientemente a se stesso- di non rendersi conto che molti di coloro di cui pensa di spendere il nome come suoi adepti fedeli, sono già occultamente accordati con altri oggetti politici e coerentemente con questi, amministrano e progettano il futuro. Ultimo fulgido esempio di questa condotta, oramai irrimediabilmente votata all’autodistruzione, è stato l’accordo con il quale Forte ha ceduto la mia carica di assessore a Di Giorgi, consentendogli di gettare ancor maggiore discredito sul gruppo consiliare UDC del Comune di Latina, ridotto oramai all’unicità per consentire al Sindaco di meglio utilizzarlo. Da un partito come questo, non posso che prendere le distanze. Sono comunque certa, per il rispetto che ho per l’intelligenza di ognuno dei cittadini di Latina, che tutti avessero già capito tutto. A questo punto ritorna il tema della serratura: di ben altre serrature dovremmo parlare!