BASTA CON IL FALSO BUONISMO, LA VIOLENZA VA CONTRASTATA
I gravissimi fatti di Milano sono la terrificante “sospensione della legalità “consumata di fronte alla colpevole esiguità delle forze dell’ordine, in una piazza affollatissima e nell’indifferenza, proprio a Milano, città europea d’eccellenza.
Quei fatti rispecchiano la cultura di un Paese ancora incatenato a vecchi stereotipi sul genere, culturalmente radicati e difficili da cancellare. Si tratta di una cultura che considera la donna un oggetto, che attraverso la violenza è espoliata della propria dignità. I giovani che non ricevono insegnamenti di etica e di valori dalla famiglia e dalla scuola, trovano sfogo alla rabbia e alla insoddisfazione personale negli atti di violenza perpetrati in branco. Il branco decide la finalità della serata, la strategia e la dinamica da utilizzare per la violenza ed anche il luogo. Tutto è pensato ed organizzato, dunque premeditato.
I componenti del branco si sfidano tra loro rispetto alla capacità personale di fare del male, che consente ad ognuno di loro di dimostrare la miseria di una virilità quale elemento di supremazia all’interno del branco stesso .
La violenza sulle donne rimane ancora oggi un fenomeno di portata mondiale definito dall’ OMS come uno dei principali problemi di salute pubblica.
In Italia rappresenta un insieme di reati che il Ministro Cartabia ha dovuto porre in evidenza nella presentazione al bilancio del proprio Dicastero.
La Convenzione del Consiglio d’Europa del 2011 definisce la violenza contro le donne come una grave violazione dei diritti umani.
Il titolare di diritti incomprimibili, preesistenti al Contratto Sociale e allo Stato, è la Persona, ossia l’individuo “in carne ed ossa”, con la sua storia e progetto di vita, limiti e potenzialità, valori ed identità.
Come contrastare la violenza soprattutto sulle donne? Ai nostri giovani tutti, indipendentemente dalla provenienza, etnia, religione e condizione socioeconomica va trasmesso, nell’ambito delle competenze, non solo il sapere e/o la lingua italiana (soprattutto se trattasi di stranieri) ma anche la capacità di instaurare e gestire positive relazioni umane fondate sul rispetto dell’altro in quanto Persona e sul riconoscimento delle differenze. È necessario educare i giovani alla lotta ad ogni tipo di discriminazione e alla promozione ad ogni livello del rispetto della persona e delle differenze senza alcuna discriminazione (Strategia di Lisbona 2000).
Credo, purtroppo, che non possa sottaciersi la carta d’identità degli aggressori di Milano, in gran parte di origine nordafricana. Mi chiedo se simili episodi accadano nei Paesi di provenienza dei violentatori. Perché, se così fosse, si tratterebbe di pratiche ordinarie, esportabili e, secondo alcuni, financo tollerabili.
Ma non è così e non può essere così.
Personalmente mi sono impegnata per l’accoglienza e l’inclusione. Ma accogliere non è solo tollerare, includere non significa ignorare chi siamo e a quali valori siamo educati in nome di un’accoglienza malata. Accogliere per me significa aiutare e sostenere la persona affinché accetti e faccia proprie le regole e la cultura del Paese ospitante nel suo personale cammino di convivenza. Includere significa educare al rispetto dell’altro.
Un fatto è certo non possiamo impedire alle nostre ragazze di muoversi liberamente e in sicurezza, così come non possiamo tollerare alcun tipo di violenza posta in atto da chicchessia.
Accoglienza e integrazione non sono uno slogan, ma opportunità per costruire il futuro di una comunità insieme allo straniero che sceglie di vivere nel nostro paese.